mercoledì 29 aprile 2015

Come operai nella 3° dimensione

Stavo riflettendo tra me e me come faccio sempre mentre ero al contempo ero catturato nella lettura di "Con te e senza di te" di Osho.
Ad un certo punto mi sono chiesto, perché mai su questo piano materiale (ossia la terza dimensione) a differenza di tutte le altre, le cose vanno per il senso opposto.
Perché se nelle altre dimensioni astrali e piani superiori siamo tutti connessi l'uno all'altra, qui ci veniamo a trovare in una condizione assolutamente opposta ossia la pulsione a dividerci, isolarci.
L'insegnamento offerto dal "sistema materiale" è incessante e martellante fin dal momento della nostra venuta, attraverso la religione (tutte le religioni terrene), la politica, la scuola, il mondo del lavoro ecc..
Tutti gli elementi sul piano materiale ci costringono ad abbracciare quasi con insana crudeltà' un ego che sarà nostro compagno di viaggio verso una degna caduta nell'annichilimento più totale, beh...sempre che non riusciamo a risvegliarci in tempo.
Un ego che appena cerchiamo di sedare ed allontanare, si rivela come incatenato al nostro "Io" su questo piano materiale in cui pare sia ben accetto l'individuo sottomesso a schemi e riti, che paiono la raffigurazione di un prodotto scadente in una catena di montaggio.

Perché se noi, quando siamo al di fuori di questa dimensione, abbracciamo il concetto che Dio è l'unione di tutti, noi stessi rappresentiamo l'altissimo, un'infinito ed immenso essere di luce ed amore.
Qui siamo costretti a credere che Dio (uno dei tanti messi a disposizione su questo piano materiale, sì qui possiamo sceglierlo come si può scegliere una carta da parati per la cucina, sul piano materiale la fantasia malsana non manca) sia una figura che un giorno giudicherà le nostre azioni attraverso premi o punizioni.
Da piccolo quando sentivo questi discorsi nella parrocchia che frequentavo (di mala voglia) pensavo, ma che sia Dio il creatore di tutti i giochi a premi nei quiz che si vedono in televisione?
E non sto scherzando, lo pensavo davvero, dato che così interpretavo le parole dei "preti".
All'età di dieci anni o giù di li, che altro pretendevano potessi pensare di Dio?
Loro me lo disegnavano così.
Una volta a catechismo mi venne chiesto di ripetere a memoria una preghiera, non riuscì a ricordarmela e di tutta risposta il prete che faceva catechismo mi disse delle parole in tutta, che se ci penso ancora oggi alla bellezza di 42 anni, mi fanno ancora venire i brividi.
"Se non la saprai per la prossima settimana, te la vedrai con il Parroco!", il tono tutt'altro che amichevole con parole più o meno simili, ma il punto e che capì all'istante che gli insegnamenti del signore sono dettati con parole ricche di collera e di sfida, questo capì all'età di dieci anni.
Dove era l'amore e la misericordia di cui mi parlavano?

Viene spontaneo chiedersi a quelli come me che definisco i "risvegliati", ossia coloro che hanno ben chiaro lo schema delle cose, anche perché lo hanno potuto scoprire prima di tutti gli altri anche se tutt'ora dimorano in un costume organico (il corpo umano non è altro che un costume per noi), in questo piano "materiale".
Dovè l'amore in tutto questo?
Dovè l'amore nel piano materiale?
Perché dobbiamo tanto lottare un volta giunti qui, perché non possiamo già reincarnarci con la consapevolezza di ciò che siamo realmente e cercare di mettere assieme le cose, in pace e armonia?
Perché sprecare tempo ed energie (anche se queste sono infinite), in concetti e conclusioni che solo su questa 3° dimensione hanno valore, oltretutto concetti errati e valori ingannevoli.

Leggendo appunto un pezzo del libro che ho citato all'inizio di questo post/pensiero, ho avuto un'input che forse, ma dico forse, mi spiega che dobbiamo conquistare la terza dimensione con un duro lavoro che prosegue da millenni e che può essere svolto solo a queste condizioni dato che l"Umbral" (il primo dei piani astrali) crea una sorta di zona isolata dal resto delle altre dimensioni astrali, oltretutto è quella più vicina alla terza dimensione.
Questa zona che appare come una orribile nuvola grigio-scura che circonda la Terra è prodotta da tutti i cattivi pensieri dei viventi e degli spiriti malvagi disincarnati che la abitano, rimane celata intorno alla superficie terrestre.
Coloro che in vita furono egoisti, orgogliosi, avari, invidiosi, viziosi, induriti di cuore, viziati o pieni di ego e che quindi muoiono senza l’assistenza e la guida degli spiriti amorevoli non riescono ad oltrepassare questa zona tenebrosa e vengono intrappolati qui per lunghissimi anni oppure se sono troppo attaccati alla materia e non riescono a staccarsi dagli interessi terreni possono rimanere nel piano fisico e lì possono tentare gli incarnati e nutrirsi delle loro emozioni.
L'Umbral probabilmente è una delle cause che ci impedisce di rimanere sintonizzati sulla nostra verità, inoltre qui abbiamo il pesante l'ego e siamo facilmente soggetti al flusso di pensieri che altrimenti non ci potrebbe intaccare.

Questa è una spiegazione a cui pensavo da tempo, ma non credo sia da escludere che il nostro compito sia anche quello di rendere la terza dimensione come tutte le altre...una dimensione "sicura" "pulita" accessibile in forma "astrale" e non necessariamente materiale, possiamo farlo esclusivamente attraverso l'amore e la coscienza "piena" su ciò che siamo.
Non dobbiamo perdere il controllo del nostro destino.
Se tutto il nostro amore di cui siamo capaci convergerebbe su questa terza dimensione, probabilmente la eleveremmo ad una delle altre dimensioni astrali in cui ci possiamo sentire a casa.

Un'altra e ultima analisi e forse quella a cui mi sento maggiormente coinvolto e cioè quella che l'esistenza temporanea in questa terza dimensione "materiale" serve a farmi capire, a farci capire quanto sia importante e immenso l'amore che noi stessi possiamo donarci e donare ai nostri simili.
Abbracciare l'amore ed il perdono, lasciar quindi cadere tutti i beni materiali in questo luogo terreno, farebbe la differenza.
Troppo facile abbandonare i beni materiali nel momento del nostro trapasso (ritorno a casa), bisogna riuscire a comprendere i veri valori nel mezzo del nostro cammino e non dopo, quando siamo "costretti" a lasciare l'inutilità della materia.
Tramite sofferenza e separazione egocentrica, dobbiamo apprendere che non esiste nulla di più bello e divino che il comprendere, che noi siamo parte dell'eterno amore di Dio...del nostro amore.

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